mercoledì 4 febbraio 2009

M'AMA O NON M'AMA

PAROLE, parole, parole: soltanto parole o inconsapevoli sfoghi sulla propria vita sentimentale? Secondo uno studio americano, gli sms che mandiamo nascondono un significato che va ben oltre i 160 caratteri disponibili. E decifrarne i meccanismi potrebbe permetterci di capire in anticipo se la nostra storia d'amore sta andando o meno nella direzione da noi auspicata. Secondo gli scienziati californiani che hanno condotto la ricerca, quando le donne sono felici della propria relazione scrivono usando sempre la prima persona.
Dunque se la vostra fidanzata digita spesso la parola "io" nei messaggi che vi manda state tranquilli, non è egocentrica ma solo molto felice. Finora gli studi di psicologia hanno analizzato la vita di coppia e le sue tecniche di comunicazione in laboratorio, ma stavolta gli scienziati si sono basati su spaccati di realtà, esaminando 70 coppie dal vivo. "Studiare gli short messages è un ottimo modo per capire in che modo comunicano le persone", ha spiegato il ricercatore Richard Slatcher dell'Università della California Los Angeles (Ucla). Una verità già messa a nudo da molti scrittori ed esperti di comunicazione, quando per scherzo e quando con toni più seri.
Insomma, ne è passato del tempo da quel 3 dicembre 1992, quando un computer inviò il primo messaggino della storia su un cellulare, con il testo "Merry Christmas": in 17 anni lo Short Message Service è diventato un vero e proprio modo alternativo di comunicare, tanto che esistono concorsi di poesia tarati sui 160 caratteri disponibili. Ma torniamo alla ricerca statunitense. Slatcher e i suoi colleghi hanno colto al volo l'importanza del fenomeno e analizzato per 10 giorni le conversazioni via sms di circa 70 coppie statunitensi, tutte più o meno insieme da un anno e mezzo e in una fascia d'età intorno ai 19 anni. Ai partecipanti sono stati anche posti dei questionari sullo stato di salute della propria relazione. Sei mesi dopo circa il 60 per cento delle coppie continuava a stare insieme, mentre gli altri si erano lasciati. I ricercatori hanno letto tutte le conversazioni scambiate dai partner usando un programma di conteggio delle parole capace di classificarle in base al loro significato emozionale. Ne è risultato che "io" viene usata in media 20 volte più spesso di "noi" e che quelle che esprimono un'emozione sono le più frequenti nelle storie durature. "Abbiamo constatato - spiega Slatcher - che le coppie che utilizzano più spesso parole dal significato positivo, come "grande", "felice" e "amore", sono le stesse che poi riescono a tenere in piedi la relazione. Le altre naufragano dopo pochi mesi". Per quanto riguarda le donne, quelle propense ad usare la parola "io" sono circa del 30 per cento più stabili e innamorate delle altre. Secondo il ricercatore ciò dipende dal fatto che si tratta di ragazze sicure di sé e della propria storia d'amore, che dunque trovano nell'altro non sono un fidanzato ma un amico con il quale sfogarsi. Le donne, prosegue l'esperto, in genere tendono a essere più espressive dal punto di vista emozionale e quando riescono ad aprirsi pienamente sono anche più felici a livello di coppia. Dai dati raccolti risulta anche che quelle che usano di frequente le cosiddette "negazioni positive", ovvero espressioni come "non felice", sono anche le meno soddisfatte di sé stesse e della propria relazione. Per quanto riguarda gli uomini, quelli che nei messaggini fanno spesso ricorso al sarcasmo sono i meno coinvolti e per entrambi, sia uomini che donne, l'utilizzo di parole che fanno riferimento a emozioni negative, come ad esempio "rabbia", non è quasi mai da mettere in relazione con il grado di stabilità amorosa. "La domanda da un milione di dollari - conclude Slatcher - è questa: sono le parole che rendono più salda una relazione o è la relazione stessa ad ispirarle?".
Quella che sembra una scoperta potrebbe dunque nascondere nuovi interrogativi. Per quanto sia stato dimostrato il nesso tra stabilità amorosa e linguaggio, nessuno può stabilire con certezza quali siano i termini di questo legame. Tranne, forse, i due amanti direttamente coinvolti.
(26 gennaio 2009)
articolo completo al seguente indirizzo:
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/tecnologia/sms-psicologia/sms-psicologia/sms-psicologia.html

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