mercoledì 21 marzo 2012

IL MAL DI TESTA NON E' UNA SCUSA

«Le donne che soffrono di forti mal di testa riportano un alto tasso di sintomi sessuali e disagio sessuale», scrivono i ricercatori nella versione online di Sexual Medicine, la rivista ufficiale dell’International society for Sexual Medicine, dopo aver studiato 100 donne sotto cura per il mal di testa cronico.

L’età media delle partecipanti era 40 anni e i sintomi di cui soffrivano erano diversi. Alcune di loro lamentava tensione; altre mal di testa. La maggioranza soffriva di emicrania. Di queste, alcune soffrivano di mal di testa cronico, ossia che si presentava per oltre 15 giorni in un mese.

La maggioranza dei problemi collegati al mal di testa riguardava una sintomatologia ansiosa maggiore. Il calo di desiderio sessuale o dolore durante il rapporto invece si mostrava di più nei casi di tensione ed emicrania, si evidenzia nello studio.

Sebbene i ricercatori ritengano che i problemi sessuali siano collegati a qualsiasi tipo di dolore cronico – e non solo quello di testa – l’emicrania, le cefalee e altri problemi del genere causano maggiori disturbi dell’umore come, per esempio, ansia e depressione. Tutte queste situazioni possono influire negativamente sul desiderio sessuale, l’eccitazione e la soddisfazione. In più, alcuni farmaci utilizzati per trattare i sintomi del mal di testa possono influire negativamente sul desiderio sessuale.

In numeri, lo studio ha evidenziato che oltre il 90 percento delle pazienti lamentava problemi sessuali in genere. Di queste, il 20 percento ammetteva di aver sperimentato un calo del desiderio, mentre un 17 percento di aver ridotto quasi del tutto la propria attività sessuale a causa della propria condizione.

A conclusione dello studio, i ricercatori ricordano che sono necessari ulteriori studi per ottenere una migliore comprensione del fenomeno, e che i medici che hanno in cura donne con disturbi alla testa si accertino della presenza di eventuali problemi sessuali per poterne trovare un collegamento.

IL MATRIMONIO E' IL NUOVO FARMACO SALVAVITA

Ecco un caso in cui essere single ha degli svantaggi. L’essere operati al cuore può avere effetti diversi se si è sposati o meno. In particolare, il matrimonio pare faccia aumentare le probabilità di sopravvivere, secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Health and Social Behavior.
L’uomo o la donna sposati, pare abbiano quindi maggiori chance di sopravvivere a un intervento chirurgico al cuore che non chi è single, il quale ha un rischio di morte quasi due volte maggiore. «Questa è una drammatica differenza nei tassi di sopravvivenza per le persone singole, durante il più critico periodo post-operatorio di recupero - commenta la dottoressa Ellen Idler, sociologa alla Emory University e autore principale dello studio - Abbiamo scoperto che il matrimonio ha incrementato la sopravvivenza sia che il paziente fosse uomo o donna».

E questa differenza, o effetto benefico del matrimonio, non si è mostrato soltanto nei primi tre mesi dopo l’intervento – il periodo più critico – ma anche dopo cinque anni dal bypass coronarico.

Lo studio ha preso in esame più di 500 pazienti sottoposti a intervento chirurgico di bypass coronarico elettivo, sia programmato che in situazione di emergenza. I pazienti coinvolti nell’indagine sono stati intervistati prima dell'intervento.

I dati ottenuti sono poi stati confrontati con quelli del National Death Index per ottenere i riscontri sullo stato di sopravvivenza dei pazienti.

Nonostante i dati ottenuti non siano conclusivi è risultato evidente che vi erano notevoli differenze nei tassi di sopravvivenza, in particolare nei primi tre mesi. Ma anche dopo cinque anni, le persone sole avevano il 70 percento in più di probabilità di morire, rispetto alle persone sposate.

 
«I pazienti sposati hanno una visione più positiva nei confronti dell’intervento chirurgico, rispetto ai pazienti single – fa notare Idler - Alla domanda se sarebbero stati in grado di gestire il dolore e il disagio, o le loro preoccupazioni circa l'intervento chirurgico, quelli che avevano un coniuge erano più propensi a dire, sì».

Il matrimonio dunque come medicina assai potente che può fare la differenza quando si tratti di affrontare situazioni critiche come un intervento al cuore.

«I risultati sottolineano l’importante ruolo dei coniugi come badanti durante le crisi sanitarie. E i mariti erano apparentemente altrettanto bravi a prendersi cura del paziente come le mogli», conclude Idler nel comunicato della American Sociological Association.

LE COPPIE PIU' UNITE SONO QUELLE CHE MANGIANO INSIEME

Dividere il proprio cibo con la compagna o il compagno è indice di affiatamento e unità di coppia.

Non solo per la coppia che mette in pratica questo atteggiamento, ma anche agli occhi di chi osserva la scena, secondo quanto scoperto dai ricercatori dell’Università Clemson della California del Sud.

Immaginate quindi la scena, lei che spizzica del cibo e poi lo passa a lui, che avvicina la propria bocca e assapora quanto offertogli… Una scena che ispira tenerezza – o anche erotismo, se volgiamo – ma che agli occhi di chi osserva invia un messaggio inequivocabile: quella coppia è unita.

Non lo diciamo noi, ma uno studio pubblicato sulla rivista Appetite e condotto da un team ricercatori coordinati dal dottor Thomas Alley a cui hanno preso parte 118 volontari di entrambi i sessi.

Ai volontari i ricercatori hanno fatto visionare una serie di filmati della durata di meno di 1 minuto in cui si vedeva una coppia scambiarsi il cibo.

In alcuni di questi video era l’uomo ad alimentare con il proprio cibo la donna; in altri era la donna ad alimentare lui, sempre dopo aver prima dato un morso al cibo. In altri video lui dava a lei il cibo senza averlo morsicato; in altri così faceva la donna. Infine, in altri ancora ognuno mangiava senza dare nulla all’altro.

«La condivisione può comunicare un significato particolare se il cibo è “contaminato” dalla condivisione dei germi dell’altra persona – spiega il dottor Alley – come per esempio la condivisione di un cucchiaio o il mangiare lo stesso piccolo prodotto alimentare».

 
La dimostrazione che la coppia è unita ha tuttavia anche un impatto sanitario, sostengono gli autori dello studio. Infatti, il condividere insieme al cibo anche i germi contenuti nella saliva pare abbia un effetto protettivo contro alcuni virus. Questo, fanno notare i ricercatori, avviene in molte specie animali e non solo nell’uomo.

A ogni modo, al compito di valutare quanto secondo i volontari le coppie nei video fossero affiatate, attratti l’uno dall’altra e unite – con buone prospettive per il futuro – i partecipanti hanno indicato proprio le coppie che condividevano il cibo dopo averlo assaggiato. Il giudizio era lo stesso sia che a offrire il proprio cibo fosse la donna o l’uomo, con una propensione maggiore all’attrattività se a offrire il cibo fosse stato l’uomo – visto nell’immaginario collettivo come la persona che si occupa di procurare il cibo.

 
«I video con l’offerta di prodotti “contaminati” hanno costantemente prodotto rating più elevati circa il “coinvolgimento” rispetto a quelli che mostravano una condivisione non contaminata che, a sua volta, ha mostrato rating più elevati rispetto a quelli che non mostravano comportamenti alimentari di coinvolgimento», ha aggiunto Alley.

C’è dunque un maggiore coinvolgimento nel rapporto quando si condivide il cibo e una maggiore accettazione dell’altro. «I casi di condivisione di alimenti “contaminati” ha qualche somiglianza con la respirazione bocca a bocca, il bacio, nel senso che entrambi riflettono la volontà di accettare la “contaminazione” biologica da parte dell’altra persona», conclude Alley.

Contaminati e felici dunque.

domenica 4 marzo 2012

IL NARCISISMO MASCHILE FA' MALE ALLA SALUTE


Uomini che si piacciono troppo. E ci rimettono perfino la salute. Secondo i dati raccolti da Sara Konrath, psicologa dell'università del Michigan che ha pubblicato la sua ricerca suPLoS One, essere narcisisti può essere rischioso per il sesso maschile: «Oltre al prezzo che questi uomini pagano nelle loro relazioni personali, l'eccesso di amore per se stessi può mettere in pericolo il loro benessere fisico», riassume l'esperta, che in passato ha dimostrato come il narcisismo stia diventando una specie di epidemia nel mondo occidentale, proprio fra gli uomini.
ESPERIMENTO – La psicologa ha studiato i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, nella saliva di 106 ragazzi e ragazze. Ai partecipanti non è stato chiesto di fare qualcosa che potesse agitarli o affaticarli, l'intento era infatti quello di misurare i livelli di tensione basali in condizioni normali: se il cortisolo è abbondante anche in situazioni non stressanti, significa che c'è un'eccessiva e cronica attivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e questo ha implicazioni negative per la salute, perché ad esempio si associa a un incremento del rischio cardiovascolare. Accanto ai dosaggi del cortisolo, Konrath ha anche valutato il narcisismo di ciascun partecipante attraverso un questionario di 40 domande che indagava cinque diverse espressioni di questo tratto caratteriale: due di queste, ovvero la tendenza a credere che tutto sia un proprio diritto e la propensione a strumentalizzare gli altri, sono considerate del tutto negative; vi sono invece lati "sani" o comunque migliori del narcisismo come il senso di superiorità (che però può diventare arroganza), la capacità di leadership (che in alcuni si trasforma in autorità), l'ammirazione per se stessi (che purtroppo può mutare nell'incapacità di vedere oltre al proprio naso).
EFFETTI NEGATIVI – La psicologa ha scoperto che i tratti narcisistici negativi si associano a livelli più alti di cortisolo e quindi di stress, ma solo negli uomini; il narcisismo positivo invece non incide sul cortisolo, in nessuno dei due sessi. «Il narcisismo non solo influenza il nostro modo di reagire a eventi stressanti, ma evidentemente incide anche sul modo in cui rispondiamo alle sollecitazioni quotidiane – considera Konrath –. I narcisisti hanno una percezione grandiosa di sé, ma dietro c'è in realtà una grande fragilità che spesso si manifesta con strategie difensive e aggressività, ad esempio quando si teme che venga in qualche modo intaccata la propria superiorità. Questi atteggiamenti però sono associati a una maggior reattività cardiovascolare, ad esempio a un incremento della pressione: ecco perché un narcisismo negativo può comportare un livello cronico di stress che impatta in maniera pericolosa sulla salute di cuore e vasi. In pratica, gli uomini narcisi sono sempre in allerta, anche senza una specifica causa di stress». Perché proprio gli uomini sono più a rischio? «Nell'idea generale di mascolinità l'uomo è arrogante e dominante, ha cioè tratti simili al narcisismo "cattivo": gli uomini che cercano di adattarsi allo stereotipo e sono anche un po' narcisi sono perciò particolarmente a rischio delle conseguenze negative del troppo amore di sé», conclude la psicologa.

UNA RELAZIONE STABILE AIUTA A SOPPORTARE IL DOLORE FISICO


Un nuovo studio, riportato sulle pagine delToronto Star, suggerisce che chi ha una relazione d’amore di lunga data e stabile è meno sensibile al dolore. E per provare quanto affermato, la dottoressa Naomi Eisenberger e colleghi, hanno sottoposto a “punzecchiamento” doloroso 17 volontarie di sesso femminile.

Mentre facevano scorrere su un video le immagini dei loro partner, le donne sono state punzecchiate per provocarle dolore. Durante la visione, le donne hanno mostrato di sopportare il dolore; cosa che invece non facevano quando erano mostrate loro delle immagini raffiguranti, per esempio, ragni o altri oggetti sconosciuti.

Una prima ipotesi è che l’immagine di una persona cara può agire sulle emozioni e sulla risposta del cervello, a differenza di immagini sgradite o sconosciute, e quindi poco rassicuranti. La certezza di poter contare su qualcuno che si ama, quindi può far affrontare meglio il disagio.
«Sul piano pratico, se siete in una situazione di dover sopportare il dolore o vi dovete sottoporre a una procedura dolorosa portate una persona cara con voi o portare la foto di una persona amata con voi, può ridurre il dolore dell’esperienza», spiega Naomi Eisenberger al Toronto Star.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Science (PNAS) e mostra, per la prima volta, quale sia l’area del cervello coinvolta nei sentimenti. Per individuarla, i ricercatori hanno utilizzato una risonanza magnetica per immagini (MRI). Durante l’esperimento le donne venivano sottoposte a scosse pungenti che provocavano del dolore. Le partecipanti dovevano dare un punteggio al dolore tramite una scala da 1 a 20, mentre guardavano le diverse immagini: quelle della persona amata, i ragni o altri oggetti sconosciuti.

Dalle risposte ottenute si è scoperto che i punteggi erano significativamente più bassi quando le donne avevano osservato la foto della persona amata. In più, confrontato le immagini ricavate con la risonanza magnetica, era evidente che, in quei casi, la maggiore attività nella corteccia prefrontale ventromediale, che è associata a una sensazione di sicurezza.

Infine, sempre tramite la MRI, i ricercatori hanno scoperto che la corteccia cingolata anteriore dorsale, un’area del cervello responsabile della risposta allo stress, era stata meno attiva quando le donne guardavano le foto dei loro amati. A questo proposito Eisenberger ha detto che si potrebbe sostenere che le persone che godono di un rapporto d’amore da lungo tempo vedono il loro partner come un forte punto di riferimento che offre sicurezza.

IL TRADIMENTO DI LEI CON UNA ALTRA DONNA E' PERDONATO, MA NON VICEVERSA


I rapporti omosessuali tra donne a quanto pare sono visti di buon occhio dagli uomini – o, perlomeno, tollerati – tanto che se la propria partner tradisce con un’altra donna sono molto più propensi a perdonare e metterci una pietra sopra. La stessa cosa, tuttavia, non avviene se lei tradisce con un altro lui.
Al contrario, invece, le donne sono più propense ad accettare un tradimento eterosessuale che non omosessuale.

Per comprendere il meccanismo di tutto questo, la dottoressa Jaime C. Confer ha condotto uno studio in cui si scopre che i maschi mostrano più del doppio di probabilità  di continuare un rapporto di coppia con una partner che è stata infedele con un’altra donna che non con un altro uomo. Viceversa, le donne sono più propense a perdonare la scappatella con un’altra donna.
Per arrivare a scoprire questo curioso comportamento, la psicologa dell’Università del Texas a Austin (Usa) ha indagato presso 700 studenti universitari invitandoli a immaginare il tradimento del proprio partner, sia in un rapporto romantico che sessuale, protratto per tre mesi. Il tradimento doveva essere in un caso eterosessuale e nell’altro omosessuale. Per alcuni dei partecipanti il tradimento era stato con una sola persona; per altri con più persone. Infine, per alcuni era stato una volta sola; per altri più volte.
Dopo di che, è stato chiesto loro di raccontare quale era la reazione di fronte a questo tradimento.

Raccogliendo i responsi, come accennato, si è scoperto che le risposte sono state diverse per maschi e femmine. Se i primi sono più ben disposti ad accettare un tradimento omosessuale, non così lo sono le femmine.
Il fenomeno, spiega Confer, potrebbe essere spiegato da una questione di gelosia che differisce tra i due sessi. «Un meccanismo di forte gelosia è attivato in uomini e donne da diversi tipi di stimoli: quelli che minacciano la paternità negli uomini e quelli che minacciano l’abbandono nelle donne», spiega l’autrice dello studio.

Nello specifico, i risultati dello studio hanno mostrato che oltre il 50 per cento dei maschi intendeva continuare il rapporto con la propria partner quando il tradimento era avvenuto con un’altra donna. Soltanto il 22 per cento, invece, ha detto di essere disposto a perdonare il tradimento con un altro uomo.
Le femmine hanno detto che avrebbero perdonato il proprio uomo reo di aver avuto una relazione eterosessuale nel 28 per cento dei casi; nel caso che invece il proprio partner avesse avuto una relazione omosessuale, solo il 21 per cento ha detto che avrebbe continuato ad uscirci insieme. Un dato che mostra, comunque, una certa difficoltà al perdono del tradimento sia in un caso che nell’altro.

Secondo l’autrice dello studio, che ha pubblicato i risultati sulla rivista Personality and Individual Differences, questo dimostra proprio come l’uomo sia più preoccupato dal rischio che un rapporto eterosessuale della propria compagna possa mettere in discussione la sua paternità – cosa che, ovviamente, non avviene se lei ha un rapporto omosessuale. Per alcuni, poi, quest’ultima situazione può apparire come una possibile opportunità di avere rapporti sessuali a tre: due lei con un lui.
La preoccupazione della donna è invece l’essere stata abbandonata e privata delle attenzioni di cui ha esigenza.
In sostanza, due modi di approcciarsi alle diverse situazioni della vita che dimostra, ancora una volta, come maschi e femmine siano spesso pianeti diversi con orbite diverse.

LA DONNA PREFERISCE L'UOMO SANO A QUELLO VIRILE


Macho man in declino: l’uomo che attrae di più la donna è quello dall’aspetto sano, pulito. Ecco quanto afferma un nuovo studio condotto da un team di ricercatori inglesi: il dottor Ian Stephen della Scuola di Psicologia presso l’Università di Nottingham Malaysia Campus che ha coordinato lo studio e poi il dottor Ian Penton-Voak, la dottoressa Isabel Scott della Bristol University e infine il dottor Nicholas Pound della Brunel University London.  I risultati sono stati pubblicati suEvolution and Human Behaviour.

L’aspetto fisico dunque è importante per determinare, almeno a prima vista, se una persona è più o meno “sana”. E per le donne, questo parametro pare proprio sia più importante in un uomo che non la sua virilità. L’aspetto della pelle, in particolare del viso, è stato determinante in questo studio volto a valutare cosa spinge di più una donna nel preferire, a un primo sguardo, un possibile compagno di vita.
Per appurare quali fossero le scelte operate dalle donne, si legge nel comunicato UN, i ricercatori hanno coinvolto un gruppo di 62 femmine, denominato per l’occasione “Face Perception Group”, e composto da 30 donne di colore e 32 di razza bianca. A queste hanno mostrato le fotografie di 34 uomini di razza caucasica (bianchi) e 41 di uomini di colore. Le condizioni sono state controllate attentamente, così come è stato misurato il colore della pelle del viso.

Per dare l’avvio allo studio, i ricercatori si sono avvalsi di una nuova tecnica computerizzata detta  “Geometric Morphometric Methods” per misurare matematicamente le fattezze dei volti maschili e attribuire un punteggio in base alla mascolinità ricavata dal software. «Abbiamo utilizzato questa tecnica per confrontare matematicamente la forma dei volti degli uomini con un campione analogo di volti femminili delle stesse popolazioni», spiega il dottor Stephen.
Il primo dato evidente che si è riscontrato è stata la preferenza espressa dalle donne per i volti – sia bianchi che di colore – che avevano una più  o meno determinata pigmentazione color “oro”.

Questo color oro pare sia collegato allo stato di salute, suggeriscono i ricercatori. E questo fattore è determinante quando si tratta di scegliere un compagno di vita adeguato, che possa assicurare il successo della prole – o continuità della specie. In sostanza si tratta di un processo innato in ognuno di noi, legato all’evoluzione, che ci consente di identificare i soggetti più sani.

«Il colore attraente del nostro volto è influenzato dalla nostra salute: in particolare dalla quantità di pigmenti colorati antiossidanti carotenoidi che si ottengono da frutta e verdura nella nostra dieta – spiega Stephen – I carotenoidi sono anche ritenuti essere utili per il nostro sistema immunitario e riproduttivo, ci rendono sani e aumentano la nostra fertilità».
Ma quello che è stato determinante è che «la mascolinità del viso ha avuto alcun effetto sulla capacità di attrazione del viso», sottolinea Stephen.
Ecco dunque che non è la “mascolinità” palese – o l’impressione di virilità – a fare la differenza, ma l’impressione di salute che un volto sa trasmettere. Questo, per lo meno per le donne nei confronti dei maschi, pare essere una condizione determinante.

«Il nostro studio dimostra che essere sani può essere per gli uomini il modo migliore per apparire attraenti . Sappiamo che si può ottenere un colore della pelle più sano mangiando più frutta e verdura – questo può dunque essere un buon inizio», conclude Stephen.
[lm&sdp]